Saturday, September 12, 2009

I negozi del Km Zero

Come garantire i prezzi ai produttori dei prodotti agroalimentari? Seguendo l’esempio della Regione Lazio: i prodotti tipici e i prodotti biologici della regione sono in vendita diretta nei 160 mq del negozio di via Provolo, 34 a Roma; è questo “Lazio a Tavola”, il primo dei quindici negozi a filiera corta aperto nella capitale con i fondi del programma di sviluppo rurale della regione. 29 aziende si sono unite per dar vita a questa iniziativa. Per approfondire, leggi l’articolo. Creare un progetto di filiera come questo non significa solo strutture commerciali comuni, ma una serie di finanziamenti che piovono sulle singole aziende aderenti per fare investimenti in infrastrutture, macchinari e impianti, sviluppo di prodotti, ricerche di mercato, marketing e internazionalizzazione, consulenza, ammodernamento di aziende agricole e laboratori di trasformazione, investimenti in energie alternative e altro ancora.

In passato sono stati creati i Marchi Collettivi, i marchi di qualità ed altre strutture di valorizzazione. Il programma di sviluppo rurale 2007/2013 non si limita ai Consorzi ma spinge le aziende a stipulare accordi di programma per creare delle vere e proprie strutture commerciali, sia per dialogare e contrattare direttamente con i buyer e gli importatori, sia per vendere i propri prodotti all’interno di strutture collettive, dal produttore al consumatore.

Ma l’idea del “KM 0” non è solo prerogativa delle aziende, ma anche di tutte quelle istituzioni, associazioni ed enti che vogliano proporre progetti a risvolto sociale, ambientale e di valorizzazione del territorio rurale coinvolgendo tutti gli attori delle filiere: progetti per un’agricoltura di qualità a servizio del cittadino attraverso gli orti urbani, i farmer’s market e la raccolta e l’acquisto di frutta, verdura  e altri prodotti self service. Valorizzare le produzioni di qualità, sviluppare la ricerca e l’innovazione di processo e di prodotto, diminuire i costi di produzione attraverso la filiera corta, creare nuove politiche di marketing territoriale attraverso lo sviluppo di sinergie tra agricoltore e cittadino, sostenere il ricorso a forme di energia rinnovabile.

Le misure attuabili con il PIF (progetti integrati di filiera) sono le 111, 114, 115, 121, 123, 124, 125, 132, 133. Gli interventi, le azioni e i servizi che si possono realizzare con il PIF sono il coinvolgimento del cittadino nella vita di campagna attraverso gli orti collettivi urbani, la raccolta diretta degli ortaggi e della frutta (pick your own) e l’affitto di appezzamenti di terreni non utilizzati dagli agricoltori, miglioramento dell’esistente e ammodernamento delle aziende agricole, formazione professionale degli addetti, attivazione di circuiti di vendita diretta, apertura di punti vendita nelle sedi delle aree protette, creazione di reti di agriturismi bioecologici.

In pratica una singola azienda, ente o associazione può essere promotore di un progetto di filiera da presentare alla Regione, facendo di seguito una formale richiesta di adesione ad altri soggetti interessati.

[Via http://scienziatodelcibo.wordpress.com]

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